Jacques Audiard

Show summary Hide summary

Jacques Audiard, è nato nel 1952, esattamente il 30 aprile a Parigi. Onestamente, con il suo patrimonio, figlio di Michel Audiard, il grande dialoghista, si poteva pensare che avrebbe seguito una strada già tracciata, ma no, ha prima voluto fare il professore. Alto 1,74 m, ha anche una presenza discreta ma imponente nel cinema francese.

Prima di lanciarsi nella regia, sapete una cosa? Ha iniziato come assistente alla regia con grandi nomi come Roman Polanski. Niente male. Poi ha scritto una serie di sceneggiature, tipo per “Le Professionnel” o “Mortelle randonnée” — film cult, potete immaginare? È un tipo del cinema, ma non un prodotto di famiglia diretto, si è davvero costruito la sua strada.

Il suo primo film, “Regarde les hommes tomber” nel 1994, è uno shock. A 42 anni, si butta dentro con uno stile suo, non un noir classico ma un film nero. L’accoglienza? Selezionato direttamente alla Settimana della Critica a Cannes. In questo film si percepisce la sua fascinazione per gli uomini, le loro debolezze… e non si fermerà qui.

Da allora, è una successione di gemme, con premi a go-go. “Un prophète”, “De rouille et d’os”, “Dheepan”… ognuno dei suoi film è come un pugno nello stomaco, ma anche una carezza sull’anima. Audiard è quel regista che non può fare a meno di esplorare la complessità umana, quasi ossessivamente.

Chi è Jacques Audiard, questo maestro del cinema francese?

Allora, Jacques Audiard non è solo un nome famoso a Parigi, è un appassionato che ha sempre mescolato scrittura e regia. È cresciuto nel mondo del cinema, sì, ma la sua vera passione è nata dagli incontri e dalle esperienze, lontano dal comfort familiare. Piuttosto elegante, no?

Figlio di Michel Audiard, avrebbe potuto accontentarsi di essere “figlio di”. Ma aveva altre ambizioni, a suo ritmo. Professore, sceneggiatore, poi regista, ha anche 72 anni nel 2025, ma ha mantenuto quel vigore impressionante, quegli occhi acuti sul mondo. Tra Parigi e i suoi set, compone storie che emozionano.

La sua vita privata è più discreta, nessuno scandalo all’orizzonte, ma un uomo profondamente impegnato nella sua arte. Sposato, padre, protegge la sua intimità come una caccia al tesoro. Ciò che sapete di lui qui è soprattutto il suo amore per il cinema, non solo la tecnica, ma quell’immersione totale nei personaggi.

Ciò che sorprende anche è il suo coraggio: nel 2024, con “Emilia Pérez”, si cimenta in una commedia musicale mantenendo il suo universo duro e umano. Scommessa rischiosa? Sì. Scommessa vinta? Chiaramente. Questo film ha vinto due premi a Cannes e domina già le nomination agli Oscar 2025, soprattutto grazie alle interpretazioni di Zoe Saldaña e Karla Sofía Gascón.

Il percorso atipico di Jacques Audiard, da sceneggiatore a regista star

Bisogna dirsi una cosa, Jacques Audiard ha impiegato tempo prima di osare passare dietro la macchina da presa. Dopo aver firmato sceneggiature diventate cult negli anni ’80, si è lanciato tardi, non prima dei suoi 40 anni passati. Ma allora ci ha messo tutta la sua energia.

Il suo primo film, “Regarde les hommes tomber”, è già una botta. Un mix oscuro, un tuffo nella solitudine e nella violenza dei personaggi maschili. Ha perfino parlato di tradire la sceneggiatura, una cosa abbastanza folle per uno sceneggiatore, ma è questo il suo stile: lasciar andare, lasciare che gli attori si approprino del testo.

È probabilmente questo a spiegare il suo successo crescente, i suoi attori adorano lavorare con lui. Jean-Louis Trintignant, Vincent Cassel, Marion Cotillard, Tahar Rahim, il tipo ha il dono di rivelare talenti. E per quanto riguarda i premi, è il recordman dei César con un numero impressionante di riconoscimenti che lo pongono all’apice del cinema francese.

E poi, i suoi film non si somigliano mai. Dal dramma nero al road movie sociale, passando per il melodramma con “De rouille et d’os”, ogni opera è una sorpresa. Nel 2015, “Dheepan” gli vale la Palma d’Oro a Cannes, uno dei riconoscimenti più importanti al mondo. Non male, vero?

I grandi successi di Jacques Audiard, un cinema che lascia il segno

Ciò che amo in Audiard è questa capacità di scavare nel reale, di rivelare l’anima dei suoi personaggi. Avrete sicuramente sentito parlare di “Un prophète” nel 2009. Malik, un giovane prigioniero, che evolve in un mondo brutale. Questo film è un monumento. E Tahar Rahim, una rivelazione totale, prima non se ne parlava nemmeno!

C’è anche “De rouille et d’os” nel 2012, con Marion Cotillard toccante come mai, che racconta una storia di rinascita tra un buttafuori un po’ perso e una addestratrice di orche amputata. Lo avevate già visto? Questo mix di violenza e tenerezza, tipico di Audiard.

E non dimentichiamo “Les Frères Sisters” nel 2018, western moderno con Joaquin Phoenix e John C. Reilly. L’universo americano, eppure il suo stile ben marcato, un sapiente mix tra poesia e durezza. Insomma, lo conosciamo non a caso come il più premiato ai César.

Infine, il suo ultimo film, “Emilia Pérez”, è una vera boccata d’aria fresca. Questa commedia musicale poliziesca su un narcotrafficante messicano transgender oscilla tra i generi, con un cast sorprendente. Il cinema di Audiard continua a evolversi, a osare, a sorprendere, e francamente, fa bene!

Alcuni aneddoti insoliti su Jacques Audiard

  • 🎬 Passare da sceneggiatore a regista a 42 anni è stata quasi una rinascita per lui. Ha ammesso che dirigere un film è brutale, quasi traumatico all’inizio!
  • 🎙️ Durante il suo primo film, ha raccontato che Jean-Louis Trintignant, nonostante il suo immenso talento, aveva un’ansia segreta sorprendente sul set.
  • 🎥 Parla spesso di “tradimento della sceneggiatura” come necessità, una cosa che considera il vero segno di un grande cineasta. Piuttosto controintuitivo, no?
  • 🏆 È il regista più premiato ai César, un fatto raro che dimostra il suo posto nel cinema francese.
  • 🌍 Con “Emilia Pérez” esplora temi molto contemporanei, mescolando la commedia musicale con un film di genere, una scommessa audace apprezzata dal pubblico e dalla critica.

La sua visione e il suo impegno nel cinema oggi

Jacques Audiard è un appassionato che non fa cinema per la gloria. Ama questo mestiere, lo dice spesso, il suo unico motore è il cinema. Quando parla del suo lavoro, lo fa con un’umiltà rara e un desiderio intatto di scavare nelle anime dietro le storie.

Non cerca di mostrare una bella immagine del mondo, no, preferisce la verità cruda, a volte dura, sempre sincera. Questo gusto per il cinema verità si sente in ogni piano, in ogni dialogo che scrive o dirige. Vuole che lo spettatore senta, non solo guardi.

Nel 2024, “Emilia Pérez” ha confermato che non è bloccato in uno stile, ma pronto a esplorare tutti i generi, a rompere gli schemi. Il suo cinema resta profondamente umano, impegnato, al tempo stesso intimo e universale. Continua anche a collaborare con attori e attrici internazionali, mostrando la sua apertura.

Prendere rischi è il suo marchio di fabbrica. Sapete, è questa capacità di sorprendere e rinnovarsi che rende il suo lavoro appassionante e che fa di lui una figura imprescindibile, anche dopo decenni nel mestiere.

I film imperdibili di Jacques Audiard da (ri)scoprire assolutamente 📽️

  • 🔥 Un prophète (2009) – Un capolavoro maturo su prigione e sopravvivenza.
  • 💔 De rouille et d’os (2012) – Una storia di rabbia e rinascita.
  • 🏆 Dheepan (2015) – Palma d’Oro a Cannes, un film potente sulla fuga e la ricostruzione.
  • 🤠 Les Frères Sisters (2018) – Un western atipico, con un tocco di poesia.
  • 🎶 Emilia Pérez (2024) – Commedia musicale e noir, un nuovo audace inizio.

Siete tentati da un’immersione nella sua filmografia? Troverete tutto il necessario su siti specializzati come Allociné o la biografia dettagliata di Jacques Audiard. Per i puristi, l’INA offre archivi preziosi sul suo percorso e le sue interviste, un vero tesoro per comprendere il suo universo.


Share this post now!