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Jean-Jacques Beineix, il maestro del cinema del look francese
Nato l’8 ottobre 1946 a Parigi, Jean-Jacques Beineix è stato una figura di spicco del cinema francese. Misurava circa 1,83 metri, un dettaglio che i suoi fan adorerebbero sapere. È deceduto nel 2022, circondato dai suoi cari, lasciando dietro di sé un’opera unica e intensa.
È pazzesco pensare che prima di diventare quel regista cult, aveva tentato senza successo di entrare all’IDHEC e abbandonato gli studi di medicina. Chi l’avrebbe mai detto? Questo cambio di rotta inaspettato ha cambiato la storia del cinema francese.
Con soli sei lungometraggi in 37 anni, è riuscito a lasciare il segno nella sua generazione. Il suo stile, spesso criticato per il suo estetismo molto elaborato, ha però dato vita a classici come Diva e 37°2 il mattino.
La sua carriera ha avuto alti e bassi, con successi spettacolari ma anche cocenti fallimenti, ma la sua indipendenza e la passione per l’immagine non sono mai venute meno. Una figura formidabile, piena di contraddizioni.
Jean-Jacques Beineix: un uomo, un’epoca, un’identità
Jean-Jacques Beineix, figlio di una famiglia parigina classica, è cresciuto in un ambiente a prima vista non adatto al cinema. Tuttavia, dopo il Maggio ’68, abbandonò la medicina, puntando a una professione in cui avrebbe bruciato le ali e incendiato il grande schermo.
È quel tipo che ci si immagina perfetto outsider nei circoli ben consolidati, rifiutando i sentieri battuti, preferendo il colore e l’eccesso alla sobrietà. Ha plasmato un’identità pubblica segnata dal «cinema del look», specchio sfavillante di una giovinezza in cerca dell’assoluto.
Con Luc Besson e Leos Carax, ha reso popolare questo neobarocco ben marcato, dove il visivo spesso ha la meglio su tutto il resto. E sinceramente, fa effetto. È quel mix un po’ folle che rende i suoi film unici e indimenticabili.
Univa influenze molto diverse: fumetti, pubblicità, televisione, un universo intero che esplodeva sullo schermo con un’intensità rara e una vera voglia di vivere. Sì, filmava l’amore, la passione, lo splendore, non solo una storia noiosa.
Dai suoi inizi nell’ombra alla luce del grande schermo
Prima di essere riconosciuto, Beineix ha dovuto lottare. Iniziò come assistente-regista in film e serie sotto la direzione di grandi nomi come Jean Becker o Claude Berri. Non male per uno bocciato all’IDHEC, no?
Nel 1977, il suo primo cortometraggio Il cane di Monsieur Michel riceve un premio e apre un inizio di riconoscimento. Poi, nel 1981, arriva Diva! Questo film lo proietta in primo piano con la sua sceneggiatura astuta e la sua estetica mozzafiato.
Confesso, Diva ha scosso le menti. Alcuni faticavano ad accettare questo lato «pubblicità che incontra il cinema», ma il pubblico americano lo ha adorato, il che ha spinto Gaumont a dargli un grande budget per il seguito.
Solo che, dopo La luna nel canale, che è stato un flop al Festival di Cannes e al botteghino, è tornato con forza con 37°2 il mattino. Questo film è uno schiaffo emotivo e visivo. Tutti ricordano Béatrice Dalle e Jean-Hugues Anglade che incendiavano lo schermo.
La sua vita privata e ciò che si nasconde dietro le telecamere
Diciamo la verità, Beineix era piuttosto riservato su questo aspetto. Si sa che era sposato con Agnès e che ha avuto una figlia, Frida, da una relazione precedente con l’attrice Valentina Sauca.
Ma dietro questo regista dalla mente sempre sovraccarica di idee, si nascondeva un uomo sensibile, a volte segnato dai rovesci di carriera. Alla fine sembrava avvolto da una certa malinconia, cosa di più umano?
A volte è stato criticato, persino insultato in eventi come Cannes nel 1983, ma non si è mai lasciato abbattere. Si percepiva davvero che voleva raccontare le passioni e le furie della vita. Non facile tutti i giorni, eh?
Un intimo mi confidò che era un bon vivant, che amava le discussioni profonde e i dibattiti sull’arte, anche se poteva essere un po’ burbero. Questo ha solo rafforzato la mia ammirazione per lui.
Jean-Jacques Beineix e i suoi progetti che hanno segnato o avrebbero potuto
Sai, i suoi film cult come 37°2 il mattino e Diva continuano a affascinare, anche nel 2025. Hanno segnato un’epoca e ispirato un’intera generazione di cineasti.
Dopo una pausa imposta dai ripetuti insuccessi commerciali, si è rivolto ai documentari e a qualche progetto teatrale, come Kiki de Montparnasse nel 2015. Una svolta che mostra che non voleva mai davvero fermarsi.
Ha persino tentato, senza successo, di adattare romanzi come Addio là in alto o Il Demone. Eh sì, niente è mai semplice quando si cerca di restare liberi. Ha anche rifiutato alcuni progetti americani, non volendo tradire la sua visione.
Nonostante gli ostacoli, Jean-Jacques Beineix rimane per molti un regista capace di far vibrare il suo pubblico con un’estetica potente, anche se la storia dietro il film può essere una vera battaglia.
Aneddoti che raccontano un po’ l’uomo dietro il cineasta
- 🎬 Sapevate che aveva rifiutato Alien 3 e Il nome della rosa? Voleva mantenere la sua libertà artistica, non facile nel sistema di Hollywood.
- 📽️ Durante le riprese di IP5, Yves Montand è morto di infarto. Una voce ingiusta lo accusò di essere responsabile, il che, ve lo dico, lo segnò profondamente.
- 🎥 I suoi inizi nella pubblicità gli hanno portato quel lato molto estetico, quasi ipnotico, visibile in tutti i suoi film, con quella cura incredibile del dettaglio.
- 📚 Nel 2020 ha pubblicato il suo primo romanzo, Toboggan, verità a fior di pelle e confessione sulla vita, l’amore e l’arte.
- 🏆 Diva gli è valso il César per il miglior primo film nel 1982, ma alcuni critici hanno sempre visto i suoi film come «pubblicità in formato lungo»… beh, giudicate voi!
Jean-Jacques Beineix, un creatore intramontabile del cinema francese
Bisognerebbe prendersi il tempo di rivedere Diva o 37°2 il mattino oggi per cogliere questa esplosione visiva ed emotiva così particolare. Siamo a anni luce dai film di oggi, ma così vivi.
Questo regista resta un nome imprescindibile quando si parla del «cinema del look», quel movimento che ha dato nuova linfa alla scena francese negli anni ’80. Le sue scelte spesso sorprendevano, ma non lasciavano mai indifferenti.
Spesso penso che nonostante le critiche, ciò che ha creato ha segnato in modo duraturo le nostre memorie, per il meglio o per il peggio. È anche questa la magia del cinema, no?
E se volete saperne di più sulla sua opera e sulla sua vita, vi consiglio vivamente di dare un’occhiata alla sua biografia su Universalis o anche alla sua scheda completa su Wikipedia. Per gli appassionati di cinema, la filmografia dettagliata su AlloCiné è imprescindibile.