Niels Arestrup

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Niels Arestrup, era un personaggio unico. Ci ha lasciati a 75 anni, lasciando dietro di sé una carriera piena di ruoli intensi e memorabili. Nato l’8 febbraio 1949 a Montreuil-sous-Bois, era alto circa 1,80 m, una statura perfetta per imporsi, sia sul palco che sullo schermo. 

Forse non lo sapevate, ma quest’uomo riservato era sposato con l’attrice Isabelle Le Nouvel, che aveva sposato nel 2012. Insieme hanno avuto due gemelli, Emma e Henrik. Confesso che questo lato familiare, quasi intimo, mi ha sempre emozionato, in mezzo a una carriera così pubblica.

Il suo percorso prima della celebrità? Lontano dall’essere una favola immediata. Proveniente da una famiglia modesta, figlio unico di un padre danese e di una madre bretone, ha fatto molti lavori saltuari dopo aver fallito il diploma. Nulla lasciava presagire che questo ragazzo timido sarebbe diventato uno dei giganti del cinema e del teatro francese.

La sua passione per il teatro e la recitazione iniziò davvero negli anni ’70. Senza pretese, prese lezioni di recitazione, iniziando al cinema con piccoli ruoli. Ma molto presto si sentiva che quel tipo aveva qualcosa di particolare. Non si sarebbe accontentato di ruoli secondari di poco conto. No, si impose con una presenza magnetica, a volte oscura, spesso potente.

Chi era davvero Niels Arestrup, quell’attore intenso e duplice?

Francamente, parlare di Niels è un po’ delicato. La sua reputazione supera di gran lunga la sua recitazione. Era un attore abituato a ruoli ambigui, spesso uomini un po’ tosti, caratteriali, persino decisamente pericolosi. Amava scavare nei suoi personaggi, portare quella sfumatura che costituiva tutta la forza delle sue interpretazioni.

Avreste voluto vederlo una sera a teatro, dove era bravo tanto quanto davanti a una macchina da presa. È stato regista, sceneggiatore, direttore di teatro, un vero tuttofare del dramma. La sua identità pubblica era questa miscela di durezza e finezza, una dualità che incarnava alla perfezione.

La sua vita privata era invece piuttosto ben nascosta. Sì, sposato tardi, ma fedele a quella donna che amava, Isabelle Le Nouvel. Insieme hanno costruito un nido intorno ai loro gemelli. Non del tipo da metterlo sotto i riflettori. Eppure, il suo amore per la famiglia traspariva lentamente nelle sue interviste tardive.

Era alto vicino a 1,80 m, il che gli dava ancora di più quell’aria imponente, quasi intimidatoria. Ma si percepiva anche un uomo dalle riflessioni profonde, impegnato soprattutto nella lotta ecologica, firmatario di appelli per il pianeta, tra le altre cose.

La strada verso la celebrità: un pedagogo del gioco e un lavoratore instancabile

Niels non divenne famoso da un giorno all’altro. Tutto iniziò negli anni ’70 con piccoli ruoli in film come Miss O’Gynie et les Hommes fleurs o Stavisky, dove mostrava già quell’atteggiamento unico. 

Ha dato molto anche al teatro, fondando una scuola a Ménilmontant negli anni ’80 per formare la nuova generazione, con uno stile tutto suo, tra rigore e creatività. Niente da fare per la fama facile, puntava più in alto.

Con il passare dei decenni, ha lavorato con grandi nomi del cinema e del teatro, imponendosi in ruoli da villain affascinanti, capi mafiosi implacabili o diplomatici freddi. Ha collaborato a lungo con Jacques Audiard, un vero amore artistico.

E come se non bastasse, tra il 1989 e il 1993 ha diretto persino il Théâtre de la Renaissance a Parigi, mostrando di avere anche un vero talento per gestire, orchestrare, mettere in scena. Ve lo immaginate? L’uomo che poteva terrorizzare sul palco gestiva anche la sua compagnia.

Niels Arestrup e i suoi ruoli che hanno segnato il cinema francese

Ah, i suoi ruoli cult… Sono tanti, ma alcuni restano davvero impressi. Per esempio, De battre mon cœur s’est arrêté, quel padre poco raccomandabile interpretato accanto a Romain Duris. Quel ruolo gli valse il primo César come miglior attore non protagonista, nel 2006.

Poi arriva Un prophète, ancora firmato Audiard, dove è il padrino della mafia corsa gelido. Francamente, quel ruolo è diventato mitico. Il film vinse premi ovunque, tra cui nove César, uno per lui, nel 2010.

E non parliamo nemmeno di Quai d’Orsay, nel 2014, dove eccelle in un capo di gabinetto ministeriale impassibile. Terzo César in tasca, niente male. Senza dimenticare il teatro, dove vinse un Molière per il ruolo del pittore Mark Rothko in Rouge, un personaggio torturato magnifico.

  • 📽️ César come miglior attore non protagonista per De battre mon cœur s’est arrêté (2006)
  • 🎬 César per Un prophète (2010), un ruolo da padrino mafioso impressionante
  • 🏆 César per Quai d’Orsay (2014), diplomatico dal fascino glaciale
  • 🎭 Molière del comico per la pièce Rouge (2020)
  • 🎤 Direzione del Théâtre de la Renaissance dal 1989 al 1993

La sua recitazione è sempre stata carica di ombre e luci, una dualità a cui ci si aggrappava come a una verità cruda. 

Vita privata e aneddoti sorprendenti

Il suo lato caratteriale vi dice qualcosa? Non è sempre stato facile, soprattutto con le partner femminili. Maria Schneider, Miou-Miou, Isabelle Adjani… alcuni incidenti gli hanno dato la reputazione di partner duro, a volte violento secondo alcune testimonianze.

È probabilmente il rovescio di un personaggio così appassionato, forse persino tormentato. A modo suo, lo ha sempre negato, affermando di odiare la brutalità. Ma è certo che non si dimenticano facilmente questi momenti quando li si è vissuti e gli attori ne parlano ancora.

Dal lato intimo, è stato molto riservato ma profondo. Nel 2012, è stato il matrimonio con Isabelle Le Nouvel, dieci anni dopo il loro incontro, prova di un amore solido nonostante tutto. E poi si è impegnato anche in battaglie, come quella per l’ecologia, firmando appelli importanti con altre celebrità.

È morto il 1° dicembre 2024 nella sua casa a Ville-d’Avray, circondato dai suoi cari. Una perdita immensa per il teatro e il cinema francese. Gli omaggi sono stati numerosi, e devo dire che mi ha colpito, tanto quel volto era familiare, quasi un pilastro del panorama culturale.

Il suo patrimonio e i progetti che lasciava in sospeso

Prima di scomparire, Niels Arestrup continuava a recitare, soprattutto a teatro. Aveva appena terminato uno spettacolo commovente intitolato 88 fois l’infini nel 2021, una pièce importante diretta da Jérémie Lippmann.

Il suo impegno ecologico lo rendeva anche un attore connesso al suo tempo. Nel 2018 ha partecipato a un appello lanciato su Le Monde al fianco di Juliette Binoche e di altri artisti, consapevole dell’urgenza climatica.

E poi lascia dietro di sé una filmografia impressionante, spesso non abbastanza celebrata al tempo. Ha lavorato con nomi importanti come Romain Duris, Kad Merad e Thierry Lhermitte. Un attore completo, dai mille volti.

Quindi sì, la sua scomparsa immerge il cinema e il teatro in un grande silenzio. Ma il suo ricordo resta, intatto, forte. Niels Arestrup è il grande attore che abbiamo visto infiammare ogni scena, ogni inquadratura, capace di far vibrare le emozioni più belle.


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