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- Paul Amar, tra origini mediterranee e un impegno appassionato nel giornalismo
- Un percorso tumultuoso prima di diventare un’icona del PAF
- I suoi grandi successi nel giornalismo e i suoi impegni nel corso degli anni
- La vita privata riservata ma radici e legami forti che non ingannano
- Aneddoti sorprendenti e dettagli significativi che danno vita a Paul Amar
- Paul Amar nel 2025, tra novità, esordi alla radio ebraica e recenti polemiche
Ah Paul Amar, che figura imprescindibile del giornalismo francese! Nato l’11 gennaio 1950 a Constantine, nel cuore dell’Algeria francese, il personaggio ha 74 anni nel 2025. È alto circa 1,80 m, un tipo che impone rispetto dietro la sua telecamera e il microfono. Sposato, riservato sulla sua vita privata, ha comunque due figli, Raphaël e Jérémie. Già solo questo è una bella famiglia.
Adoro quando si parla dei suoi inizi: bambino in Algeria, vive momenti storici complicati, per non dire traumatici. Francamente, non ha scelto la comodità. Ha rischiato anche la vita a causa di un attentato, ferito da schegge. La sua famiglia si trasferisce a Lione nel 1961, ed è lì che inizia veramente tutto.
Si è molto lontani dal giornalista “pulito” all’inizio, perché Paul Amar comincia una vita piena di lotte, per la pace e la verità. Fa le sue prime armi su France Inter, a Phnom Penh e Washington, con quella voglia ardente di raccontare il reale, senza filtri né concessioni. Il telegiornale delle 20 di France 2? Anche lì ha brillato, anche se non senza turbolenze.
Sapete una cosa? Il suo percorso è come montagne russe con grandi momenti di fama ma anche sospensioni e dibattiti accesi. Questo tipo non lascia mai indifferenti, è chiaro. Vi porto a scoprire cosa ha forgiato questo giornalista fuori dagli schemi, e i piccoli aneddoti che gli danno tutto il fascino.
Paul Amar, tra origini mediterranee e un impegno appassionato nel giornalismo
Allora, Paul Amar è un figlio di Constantine, figlio di Charles Amar, ferroviere, e di Julie Ghrenassia, provenienti da una famiglia ebraica algerina profondamente legata alle sue radici mediterranee. Questo legame con il Mediterraneo si sente in tutte le sue interviste, nel suo modo di porre le domande.
A 11 anni è segnato a vita dall’assassinio di Cheikh Raymond, figura emblematica della cultura algerina. Questo tipo di evento segna un bambino per sempre, e si sente anche nel suo lavoro: cerca sempre di capire le tensioni, di andare a fondo alle cose.
Il suo esilio a Lione è una vera rottura, ma anche un’apertura verso un mondo che analizzerà per tutta la vita. Questo percorso personale, le sue ferite d’infanzia, è ciò che dà alla sua carriera questa rara profondità. Non è solo dietro la telecamera, vive quello che racconta.
Se cercate un po’ su la sua biografia su Wikipedia, trovate dettagli che subito umanizzano l’uomo: appassionato, impegnato, a volte controverso, ma sempre autentico. Questo è Paul Amar.
Un percorso tumultuoso prima di diventare un’icona del PAF
Avete mai provato a vendere maglioni nei mercati parigini per pagare gli studi? Ecco, Paul Amar l’ha fatto a 18 anni prima di conseguire il diploma al Centre de formation des journalistes nel 1971. Un bel inizio, no? Non era scontato e invece è diventato un pilastro del giornalismo francese.
Inizia a France Inter, niente facile, copre la guerra a Phnom Penh, poi vola negli Stati Uniti come corrispondente. Niente male. L’esperienza sul campo plasma un carattere forte, non è stata affatto una carriera tranquilla.
Poi arriva ad Antenne 2, diventa capo del servizio politica, poi conduttore del telegiornale delle 20. Ma onestamente, la sua sospensione dopo il dibattito un po’ scomposto tra Le Pen e Tapie nel 1994 fece molto rumore. Potete immaginare l’atmosfera dietro le quinte.
Storie di questo tipo ne trovate tante in questo ritratto di Paul Amar che racconta il dietro le quinte con una punta di ironia e schiettezza. Questo tipo non fa mai niente a metà.
I suoi grandi successi nel giornalismo e i suoi impegni nel corso degli anni
Non si può parlare di Paul Amar senza citare le sue trasmissioni come Recto-Verso su Paris Première, o Revu et corrigé su France 5. Ci si muove con un’eleganza seria ma non rigida, una combinazione che pochi sanno gestire.
E poi la sua intervista controversa a Maurice Papon, vi ricordate? Fece storcere il naso a molti. Amar era lì per sondare l’uomo, senza ipocrisie, e questo ha sconvolto parecchia gente. Non sorprende che resti una voce forte su temi delicati.
Negli anni 2000 ha lanciato diverse trasmissioni che lo hanno mantenuto nella posizione di giornalista che non si tira indietro. Anche la sua direzione dell’informazione a i24News, la rete franco-israeliana, è stato un nuovo capitolo dove conferma ancora la sua volontà di obiettività, nonostante le polemiche.
E se cercate le sue ultime notizie, non perdete il suo passaggio a RCJ, la radio ebraica dove conduce Le Grand Rendez-vous, sempre alla ricerca di un’analisi vivace e di impatto. Potrete anche dare un’occhiata alla sua pagina su Le Figaro.
La vita privata riservata ma radici e legami forti che non ingannano
Per quanto riguarda la sua vita personale, Paul Amar resta piuttosto riservato, anche se condivide la vita con due figli, Raphaël e Jérémie, di cui è molto vicino. Il suo matrimonio è una discrezione totale, lontano dai riflettori degli studi.
Una cosa pazzesca è che Paul Amar è un cugino lontano di Enrico Macias. Sì, il mitico cantante! Questo legame familiare con un’altra figura culturale nata nella loro terra algerina comune aggiunge una nota poetica alla sua storia.
Fuori dalle trasmissioni, Amar ha anche scritto diversi libri in cui si racconta in modo più intimo. In particolare Blessures, dove parla delle sue cicatrici d’infanzia e di questo legame con il Mediterraneo. Dà davvero una dimensione diversa alla sua personalità.
Ha attirato anche l’attenzione con alcune controversie negli anni recenti, specialmente per le sue posizioni molto ferme, che dimostrano anche che non teme la polemica quando difende le sue idee. Più di un giornalista, una vera personalità mediatica a tutto tondo.
Aneddoti sorprendenti e dettagli significativi che danno vita a Paul Amar
Sapevate che da bambino, mentre giocava alle biglie davanti alla scuola a Constantine, rischiò di morire in un attentato? È pazzesco se si pensa a come è diventata la sua vita dopo, no? Quel passato pesante ha certamente forgiato il suo carattere da combattente.
La famosa scena in cui offre dei guantoni da boxe a Le Pen e Tapie prima del loro dibattito, vi ha colpito? Per me è un gesto che dice molto sul suo stile un po’ provocatorio, senza essere mai gratuito. Vuole far reagire, scuotere la routine.
Un giorno è stato anche condannato per una domanda delicata sulla vita privata durante un reportage, prova che la sua professione non si ferma allo schermo, che ogni dettaglio conta e può avere conseguenze.
Se volete immergervi in dettagli succosi, guardate le interviste in cui parla dei suoi impegni e delle sue battaglie personali, in particolare per la pace in Medio Oriente. Non molla mai, questo qui.
Paul Amar nel 2025, tra novità, esordi alla radio ebraica e recenti polemiche
Nel 2025, Paul Amar è ancora lì, vibrante e appassionato. A RCJ fa risentire la sua voce, ma le sue posizioni a volte nette fanno parlare. Che si tratti delle sue analisi politiche o delle sue critiche alla sinistra, non lascia indifferenti.
È seguito anche per le sue pubblicazioni sui social media, dove rilancia personaggi della destra francese, cosa che non manca di creare reazioni. Si sente che il giornalista è sempre nella lotta.
La sua difesa della memoria coloniale e certe dichiarazioni sulla storia franco-algerina suscitano dibattito e a volte agitazioni nell’opinione pubblica. È un personaggio che si costruisce anche attraverso le sue prese di posizione forti.
Per scoprire uno sguardo franco e spesso infuocato, non esitate a consultare la sua scheda su Gala o a seguire i suoi ultimi interventi su Voici. Vedrete un uomo che non si ferma mai.
Cosa fa davvero Paul Amar, la sua essenza nel giornalismo francese
Eccolo, il giornalista che rompe gli schemi, che non si limita a “presentare le notizie”, ma cerca di scuotere, interrogare anche quando è scomodo.
Il suo modo di affrontare temi complessi tra Israele, il Mediterraneo, la Francia e le memorie coloniali, lo fa con una sincerità rara. È un ufficiale ma anche un saltimbanco un po’ ribelle.
Si potrebbe quasi dire che è un uomo di paradossi, capace di generosità nelle interviste come di provocazioni calcolate in televisione. E questo rende il suo personaggio molto vivo, non si ha voglia di voltare pagina.
Insomma, non fa unanimismo, ma incarna quel giornalismo che osa. Un vero monumento, da scoprire o riscoprire, lontano dal convenzionale e sempre molto umano.
Le trasmissioni e i libri imprescindibili di Paul Amar da non perdere
Se volete davvero capire il suo impatto, bisogna vedere:
- 📺 Recto-Verso su Paris Première, una trasmissione cult per interviste approfondite
- 📺 Revu et corrigé, la sua trasmissione su France 5 che decifrava i media
- 📚 Blessures, il suo libro che racconta la sua storia, le sue battaglie e cicatrici
- 📺 19 H Paul Amar, il suo slot di analisi politica su France 5
- 🎙️ Le sue rubriche e dibattiti su RCJ, radio che gli restituisce la parola negli anni 2020
Titoli che dicono tutto sul suo percorso professionale e sui suoi impegni costanti, che potete ritrovare in questo articolo molto completo.
Quando Paul Amar scuote la scena mediatica con le sue prese di posizione
Da quando ha iniziato, questo tipo raramente usa mezze misure. Che si tratti di offrire guantoni da boxe o di criticare apertamente personaggi politici, Amar non cerca la via più facile.
Il suo ruolo a i24News e le sue dichiarazioni sul conflitto israelo-palestinese ne sono un esempio. Difende la verità dei fatti, ma questo non piace a tutti, lontano da lì.
Quando parla della decomposizione della sinistra o del ruolo di alcune correnti, spesso scatena incendi, ma lui non molla, e cambia il panorama mediatico a modo suo.
La sua schiettezza e le sue grida dal cuore restano un marchio di fabbrica che trovate in molte sue apparizioni, visibili per esempio su Le Figaro. Fa scalpore, davvero.
I legami familiari e l’impatto personale sul suo impegno professionale
Non si può dissociare Paul Amar dalle sue radici. Con la sua famiglia ebraica pied-noir, il suo esilio, porta un peso che illumina le sue battaglie e le sue parole.
Il fatto che sia cugino di Enrico Macias non è un’invenzione. Questi legami familiari nutrono un po’ la sua postura di testimone delle storie mediterranee.
Trovo che questo gli dia una legittimità che va oltre la semplice professione di giornalista. Diventa un ponte culturale e storico, cosa rara nel PAF di oggi.
Il suo desiderio di pace in Medio Oriente? Non è solo una parola, viene da un percorso di vita pieno di ferite e speranze. È anche questo che umanizza la sua parola.